Verso il Giubileo dei senza dimora

Il Giubileo straordinario della Misericordia si avvia alla conclusione. Ma prima della chiusura delle Porte Sante, quest'anno eccezionalmente aperte in tutto il mondo, non poteva mancare proprio a Roma un Giubileo dedicato ai poveri. Arriveranno da tanti paesi centinaia di senza dimora e verranno ricevuti venerdì mattina in udienza da papa Francesco, che domenica celebrerà la messa nella Basilica di San Pietro. 

Pubblichiamo di seguito l'intervista di Francesca Sabatinelli a Carlo Santoro della Comunità di Sant’Egidio, pubblicata dalla Radio Vaticana.

D. Sono il frutto di quella "cultura dello scarto" che Papa Francesco denuncia dall’inizio del suo Pontificato. Sono i diseredati, i senza tetto, i poveri, privati di tutto, a cominciare dalla loro dignità. Francesco li accoglierà, in un Giubileo a loro dedicato che vuole essere un messaggio diretto a tutti, a chiunque guardi con ripugnanza e diffidenza persone che come colpa hanno solo quella di esseri poveri. Carlo Santoro, con la Comunità di Sant’Egidio, è al loro fianco da anni:
R. – Sono le persone che noi incontriamo qui a Roma ogni sera, da molti anni, quelli che il Papa chiama “gli scartati”. Spesso il tentativo è quello di evitare di vederli, mentre il nostro è quello di far cambiare la mentalità a questa città. Auspichiamo anche che, a partire da adesso, con quest’anno del Giubileo della Misericordia, visto che l’inverno e  il freddo si avvicinano, verranno aperti dormitori e posti di accoglienza da parte delle istituzioni e anche da parte di altri enti e associazioni.
D. – Quante saranno le persone presenti al Giubileo con Papa Francesco?
R. - Noi speriamo qualche centinaio qui a Roma, il problema è che non sempre è facile raggiungere i romani, spesso la mattina molti di loro hanno il loro lavoro: andare in giro a cercare risorse, cibo. Però devo dire che la risposta che ho visto finora è molto positiva. C’è una grande aspettativa nei confronti del Papa, sanno tutti che è un loro grande amico e che ha fatto già diverse cose per loro. Questo è proprio l’atteggiamento cui tutti noi siamo chiamati: guardare le persone negli occhi, dar loro la mano, perché spesso in noi prevale l’individualismo e anche la nostra poca voglia di vedere persone così diverse da noi. In realtà, essendo amici dei poveri si scopre quanto loro siano simili a noi e quanto ognuno di noi, potenzialmente, potrebbe diventare povero in una società così assurda in cui, se non sei più produttivo, vieni fatto fuori. Come dice il Papa, quante volte è successo che un vecchio sia morto assiderato per strada e nessuno se ne è accorto, è morto nell’anonimato, senza funerale ... Questo, in genere, non fa notizia, non fa cronaca. Effettivamente, in questo mondo che mangia un po’ l’umanità, va recuperato questo senso forte che penso possa essere salvato solo dalla Misericordia di quest’anno, che ci è stata istillata e ispirata nei confronti “degli scartati”, come direbbe il Papa. Penso sempre che il discorso dello scarto in realtà vada ancora molto, molto, compreso.
D. - Come Comunità di Sant’Egidio avete visto un cambiamento nella percezione degli altri nei confronti di queste persone, grazie anche al messaggio di Papa Francesco?
R. - Assolutamente. In questi due, tre anni in cui il Papa non ha mai perso l’occasione per parlare dei poveri, di questo amore per i poveri che salva tutti noi, credo che abbiamo visto sempre di più la nascita di gruppi spontanei, così come di singoli, che iniziano a parlare, ad aiutare, a mettersi vicino alle persone che vivono in strada. Questo è un fenomeno in crescita. Spero che continui questa onda buona che è arrivata dal Papa, questo suo amore, questo suo mettere al centro della Chiesa i poveri. Penso che l’idea del Papa sia che ognuno di noi può fare qualcosa per i poveri, anche poco. Credo che tutta la Chiesa e ciascuno di noi che ne fa parte, siamo chiamati ad aiutare ogni povero che incontriamo per la strada. Nessuno può tirarsi fuori, ognuno deve prendersi la propria responsabilità.
D. - Cosa chiederanno al Papa queste persone? Se hanno delle richieste …
R. - Il Papa ci insegna sempre che ogni essere umano non ha un problema solo materiale, spesso noi dimentichiamo che fanno parte della Chiesa e che hanno anche dei bisogni spirituali. Credo che nei confronti del Papa l’aspettativa sia di carattere spirituale. Penso che il Papa sa toccare le corde dei poveri nel dire: “Voi siete importanti per noi Chiesa” e penso anche che noi si debba comprendere ancora molto di cosa significhi essere poveri.

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