Homeless: senza dimora, ma non senza dignità

Pubblichiamo una lettera inviata da un lettore di Roma alla redazione di un giornale, che invece non l'ha pubblicata... Vi invitiamo a leggerla e diffonderla sui social!

Spettabile Redazione,
Ho letto con molto interesse l’articolo apparso ieri sulla cronaca di Roma sulla baraccopoli tra i colonnati dell’Eur. L’ho fatto perché mi avvicino spesso a quelli che la giornalista definisce pericolosi tossici ubriaconi (che poi ubriachi a volte lo sono, tossici non mi risulta - ma anche se lo fossero? - e pericolosi tanto meno). In realtà, prima di tutto sono persone che, nonostante le condizioni in cui vivono, non per scelta, lo assicuro, lottano per conservare la propria dignità. Hanno poi nomi, Gennaro, Elena, Arcadio…, relazioni affettive, speranze e aspettative, spesso deluse, e certo problemi. Ma il rispetto della dignità che si deve a ciascuno vorrebbe che prima di presentarli come fenomeni da baraccone sull’altare dello scandalo del degrado ci si chiedesse come fare per farsi carico della loro realtà e come aiutarli ad uscire dalla loro condizione. Il primo passo sarebbe riconoscere la loro essenza di persone, perché nessuno di noi può essere identificato con la condizione in cui si trova a vivere.
Un saluto,
Giorgio Busato

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