Interrogati
dalla visita di Papa Francesco a Lampedusa dello scorso luglio che ha messo in
luce il dramma dei migranti, interrogati dalle sue parole "Adamo dove
sei?", "Dov'è il tuo fratello?", "Chi ha pianto per la
morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano
sulla barca?", la Comunità di Sant'Egidio a Palermo all'indomani
dell'immane tragedia di Lampedusa ha fatto visita ai profughi del naufragio
ricoverati in alcuni ospedali della città. Abbiamo così fatto amicizia con 5
adulti di circa 25 anni tutti eritrei e una bambina siriaca di 8 anni
ricoverata con la mamma, naufraghe dello sbarco di Ragusa della fine di
settembre. Tutti hanno perso qualche amico o familiare nei naufragi. Nei loro
occhi c'era tutta la paura e l'orrore di quei momenti. Per questo ci hanno
chiesto di continuare ad andarli a trovare e così è nata un'amicizia fatta di
simpatia e solidarietà. Abbiamo consentito attraverso i nostri cellulari
che qualcuno di loro parlasse con i propri familiari emigrati in diverse parti
d'Europa.
Attorno
a loro si è creata una spontanea rete di solidarietà fatta dalla comunità
eritrea residente a Palermo, dei dottori e infermieri e di diverse associazioni
di volontariato, segno che l'indifferenza può essere.
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